Avessi detto "moscone", avrei capito, ma non l'ho detto, e se l'ho detto non me lo ricordo.
martedì 22 aprile 2008
Aprendo la finestra quella mattina
Aprendo la finestra quella mattina mi accorsi che il cielo aveva fatto alla terra il più bel dono che potesse fare: un paesaggio di tetti innevati dava alla città l’aspetto di un quadro naïf e le regalava una nuova nascita e una nuova verginità. Ma come siamo arrivati a questo punto? Inizialmente ci ho scherzato anch’io. Quelle erano soltanto le maniglie dell’amore ed ero pure convinto che un po’ di ciccia nei punti giusti rendano la donna più desiderabile. Ti chiamavo la mia “cicciona”… Ma poi ti sei lasciata andare. Mangiavi in continuazione e tutto quello che ti capitava finché quel grasso ti ha ricoperta tutta facendo diverse volte il giro del tuo corpo. Oggi, sei così, ridotta su una sedia a rotelle, incapace di fare più di due passi. Vedessi questi tetti capiresti che ci è sempre data una seconda possibilità. Con una forza di volontà rinata e uno spirito nuovo apprenderesti a dominare la tua fame, a sconfiggerla, torneresti a muovere sempre più le tue grasse ma deboli gambe e a camminare ancora. Vedrai, amore mio, assieme faremo delle lunghe passeggiate fino al tramonto. Richiusi la finestra e abbassai la tapparella poi andai a svegliare mia moglie. L’aiutai a sedersi sulla sedia a rotelle che spinsi davanti alla finestra. Prima di alzare di nuovo la tapparella e mostrarle una città trasformata le dissi: “Chiudi gli occhi, amore!”
Lei chiuse gli occhi e aprì la bocca.
domenica 13 aprile 2008
Stazione di Napoli
Napoli, stazione di Napoli! Fermata un minuto! ‘A pizza, finalmente ‘a pizza! I venditori ambulanti di pizza ammassati sul marciapiede prendono letteralmente d’assalto il treno. I finestrini sono irti di braccia dei viaggiatori provenienti da Bologna, Firenze o dall’ultima Thule Milano che tentano disperati di procurarsi almeno una sola di quelle mitiche pizze che solo a Napule sanno fare. Un minuto, hanno solo un minuto… “Una margherita! Una quattro stagioni! Una napoletana!” Le mani lottano, spingono, respingono, afferrano le forme tonde e fumanti e mollano monete e biglietti. In qualche caso le pizze volano direttamente dalla seconda fila fin dentro i compartimenti bui dove vengono sbranate in un attimo da intere famiglie affamate. E sono urla strazianti di chi non è stato ancora servito o di chi non s’accontenta. Il capostazione, nonostante i suoi ripetuti inviti a sbrigarsi e a rispettare la distanza di sicurezza dai vagoni, sa che il suo treno non ripartirà in orario. Da quando lavora in quella stazione non è mai ripartito in orario. Le stesse mani si affacciano allora una seconda, una terza e, senza grande convinzione, una quarta volta. Gli stomaci sono finalmente pieni, più niente può impedire il capostazione di mettere in bocca il suo fischietto e di far ripartire un treno intorpidito. A Reggio Calabria le famiglie in attesa dei parenti hanno già convertito l’orario ufficiale in orario umano e non si preoccupano più di tanto se il treno ancora pregno di nebbia grigia prende il tempo di riscaldare i suoi freddi metalli sotto un sole che canta e sorride.
sabato 12 aprile 2008
Del compito in classe
Introduzione:
In questo breve trattato affronteremo in primo luogo il grave problema della vigilanza durante il compito in classe con alcuni suggerimenti che torneranno sicuramente utili agli insegnanti alle prime armi. Vedremo in seguito come è possibile accertare se un compito sia stato copiato e da quale fonte senza l’ausilio di particolari tecnologie. […]
Capitolo primo: La vigilanza
L’insegnante è tenuto a vigilare sul buon andamento della prova scritta in quanto la prova è da ritenersi un concorso pubblico ed è soggetto a tutte le norme che ne regolano lo svolgimento. Ne deriva da tutto ciò che l’insegnante riveste durante il compito il ruolo di pubblico ufficiale e ne assume tutte le responsabilità. Recita l’art. 9 dei Provveditorati Uniti: “La Repubblica […] palline di carta.
Passiamo ora a dare qualche suggerimento pratico. Si consiglia anzitutto di passare costantemente tra i banchi al fine garantire una sorveglianza continua ed efficace. […] Qualora l’insegnante necessitasse di sedersi si consigliano brevi periodi di riposo e di riprendere al più presto la ronda. Mentre sta seduto in cattedra l’insegnante può far finta di leggere un registro o un verbale e guardare improvvisamente gli alunni nella speranza, spesso fruttuosa, di sorprendere i candidati disonesti sul fatto. Si rammenta che uno sguardo furtivo a destra o a sinistra in direzione del compito del compagno di banco non costituisce materia sufficiente a intervento ufficiale (Art. 20 Provv. Uniti). Attendere almeno quaranta secondi entro i quali l’alunno fraudolento dovrebbe avere il tempo di copiare dal compito del compagno una quantità minima di dati. “Al fine di dimostrare l’avvenuto furto di dati da elaborato altrui (plagio) è da ritenersi minima quantità un insieme CONTINUO di almeno 12 (dodici) parole con non meno di 70 (settanta) lettere.” (Art. 22 Provv. Uniti) […]
Capitolo secondo: Le cartine di Segni
L’insegnante non si illuda che durante la consegna dei compiti gli alunni colpevoli dei reati di cui agli art. 20 e 22 commettano l’errore di consegnare il loro elaborato immediatamente prima o dopo quello da cui hanno copiato per la semplice ragione che la correzione avverrebbe in sequenza e risulterebbe evidente il misfatto. Da qui la necessità di servirsi delle cartine di Segni. Le cartine di Segni sono in parole povere la pianta della classe con i nomi di ogni alunno. Il principio su cui si basano è lo stesso dei flussi migratori ampiamente studiati da Efisio Segni nel secolo scorso. Gli errori vengo assimilati alle correnti migratorie le quali hanno generalmente la forma di onde sismiche intorno a un epicentro. Il flusso dell’errore non è purtroppo regolare e dunque prevedibile come l’onda sismica. Non sempre si propaga in tutta la classe e investe come un’orda barbarica l’insieme dei candidati.[…] Considerate queste varianti ci è possibile risalire con sicurezza alla fonte dell’errore.
Fin qui abbiamo parlato solo del flusso dell’errore ma un discorso a parte va fatto per la copiatura di dati corretti. I dati corretti, è risaputo, vengono considerati con maggiore diffidenza dai disonesti. Per questa ragione rappresentano una media del 23% della refurtiva totale. In cartoleria sono reperibili, anche se con una certa difficoltà, le cartine di Puddu, varianti delle cartine di Segni sulle quali riportare quest’ultimi flussi. […]
Sarà quindi con estremo e infinito piacere che l’insegnante produrrà le prove dell’avvenuto crimine e potrà procedere a quanto previsto dalla legge.
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