Avessi detto "moscone", avrei capito, ma non l'ho detto, e se l'ho detto non me lo ricordo.
domenica 13 aprile 2008
Stazione di Napoli
Napoli, stazione di Napoli! Fermata un minuto! ‘A pizza, finalmente ‘a pizza! I venditori ambulanti di pizza ammassati sul marciapiede prendono letteralmente d’assalto il treno. I finestrini sono irti di braccia dei viaggiatori provenienti da Bologna, Firenze o dall’ultima Thule Milano che tentano disperati di procurarsi almeno una sola di quelle mitiche pizze che solo a Napule sanno fare. Un minuto, hanno solo un minuto… “Una margherita! Una quattro stagioni! Una napoletana!” Le mani lottano, spingono, respingono, afferrano le forme tonde e fumanti e mollano monete e biglietti. In qualche caso le pizze volano direttamente dalla seconda fila fin dentro i compartimenti bui dove vengono sbranate in un attimo da intere famiglie affamate. E sono urla strazianti di chi non è stato ancora servito o di chi non s’accontenta. Il capostazione, nonostante i suoi ripetuti inviti a sbrigarsi e a rispettare la distanza di sicurezza dai vagoni, sa che il suo treno non ripartirà in orario. Da quando lavora in quella stazione non è mai ripartito in orario. Le stesse mani si affacciano allora una seconda, una terza e, senza grande convinzione, una quarta volta. Gli stomaci sono finalmente pieni, più niente può impedire il capostazione di mettere in bocca il suo fischietto e di far ripartire un treno intorpidito. A Reggio Calabria le famiglie in attesa dei parenti hanno già convertito l’orario ufficiale in orario umano e non si preoccupano più di tanto se il treno ancora pregno di nebbia grigia prende il tempo di riscaldare i suoi freddi metalli sotto un sole che canta e sorride.
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2 commenti:
Ciao...grazie per il tuo commento.
Sono contraria alla pena di morte A PRESCINDERE. In quanto persona...
un caro saluto
Elsa
Un racconto pieno di "sballottata" umanità.
Una vera chicca!
Ciao, Luca
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