A casa del nonno ci andammo con le migliori intenzioni non certo per fare danni. Noi tutto quello che volevamo era di passare tranquillamente le vacanze di natale. I bambini si sarebbero riposati e avrebbero giocato con i cugini che abitano poco lontano. Avrei visto per la ventesima volta il film “Natale in casa Cupiello”. Ci sarebbero stati l’albero, i regali, il cenone con gli immancabili fichi della Calabria e lo schiaccianoci che passa di mano in mano. Un Natale come Dio comanda, insomma. Ebbene no! La prima cosa che ha fatto il piccolo, Ferdinando, quando i nonni erano usciti a fare la spesa, fu di sbattere la porta del salone e fare a pezzi l’umidificatore da termosifone che il nonno era riuscito a comprare in un’offerta speciale del Mercatone. Che fare? Mobilitazione generale di tutti i bambini, cuginetti compresi, e andiamo per negozi alla ricerca di qualcosa che possa rassomigliare all’umidificatore originale il quale, se non ricordo male, raffigurava un grosso fiore giallo. Sfortuna nera di fiori manco a parlarne. A furia di tentare troviamo un set che invece rappresenta un bel cane simpatico. Lo prendiamo. Ora al nonno, questo brontolone, chi glielo dice? Si sacrifica la cuginetta. “Nonno, ti dobbiamo dire una cosa…”
In capo a due giorni l’incidente è dimenticato. Cenone, regali, si pensa già ad altro. Mi guardo intorno. Questa più che una casa è un museo: vasi, statuine, lampadari, ogni cosa qui è fragile e costosa. Un presentimento…
Una mattina, i nonni ancora a fare la spesa, io che mi faccio la barba, un rumore di vetri infranti. Il mio cuore va a pezzi. Non oso capire ma capisco lo stesso: è il lampadario Svarovski. Non vi spiego come. Diciamo semplicemente che Valeria, la grande, ha tentato una mossa acrobatica che neanche un indovino avrebbe potuto prevedere. Era il lampadario più bello e più costoso che avevano in casa. Un regalo del nonno alla nonna in non so quale sacra occasione. E ora che si fa? Il nonno, è sicuro, ci butta fuori questa volta…
I nonni sono appena tornati. Il mio cuore è un yoyo. Vedono e rimangono immobili, interdetti, statue tra le statue. Forse una lacrima ma non ne sono sicuro. Il silenzio è calato come il più cupo sipario da teatro. “Glielo ricompro”, dico. “Non fa niente”, riesce a rispondere il nonno. Poi ripete: “Non fa niente…” Già mentalmente sto preparando le valigie. Domattina si torna a casa. Domattina mio figlio sorreggerà il mio passo pesante e afflitto. Enea, mi fa pensare a Enea mio figlio… E mi viene in mente questa stupida frase: “Enea si voltò e vide Troia in fiamme.”
Avessi detto "moscone", avrei capito, ma non l'ho detto, e se l'ho detto non me lo ricordo.
mercoledì 25 febbraio 2009
sabato 14 febbraio 2009
Vecchio teatro
Vecchio teatro di una noiosa città di provincia. Tendaggi rossi di velluto, poltrone da sprofondarci dentro. Due spettatori, io e… l’altro seduto proprio dietro di me. Non so chi sia ma so che mi sta guardando come se fosse venuto per me, come l’assassino guarda la sua preda. Si apre il sipario. Appare un personaggio goffo d’altri tempi. E' il direttore. Cappello a cilindro, redingote, rospo croato sulla spalla destra, lanciafiamme. Il rospo, berretto parà, espressione compiaciuta, sussurra qualcosa all’orecchio dell’uomo. Il direttore punta il lanciafiamme nella nostra direzione. Occhi di fuoco. Prende la parola.
"Il nostro servizio contabilità ci comunica che uno degli spettatori presenti in sala non ha pagato il biglietto. Voi sapete cosa facciamo a chi non paga il biglietto, lo sapete, vero? Sì, che lo sapete..."
Mi guarda fisso negli occhi.
"Lei, con quel ridicolo maglione giallo a rovescio, pensa di venire qui a fare una carnevalata? E' così che ringrazia la troupe? Noi veniamo ad allettare le sue papille immaginative e lei indossa quella robaccia? E' lei che non ha pagato il biglietto?"
Il mio “no” è di cartavetro. Lui non ha pagato il biglietto, non io. Fisso il lanciafiamme, più sudato di una mummia egizia, sempre ovviamente che le mummie sudino. Poi il direttore lanciafiammato guarda dietro di me.
"Lei fuma?" chiede al clandestino.
"Sì", risponde quest'ultimo.
La fiammata lo arrostisce all'istante.
"Il fumo fa male!"
Nonostante sappia di queste pubblicità progresso durante le rappresentazioni non mi posso impedire di inorridire e di tenere bene stretto il biglietto tra i palmi delle mani giunte in una tremolante preghiera.
"Il nostro servizio contabilità ci comunica che uno degli spettatori presenti in sala non ha pagato il biglietto. Voi sapete cosa facciamo a chi non paga il biglietto, lo sapete, vero? Sì, che lo sapete..."
Mi guarda fisso negli occhi.
"Lei, con quel ridicolo maglione giallo a rovescio, pensa di venire qui a fare una carnevalata? E' così che ringrazia la troupe? Noi veniamo ad allettare le sue papille immaginative e lei indossa quella robaccia? E' lei che non ha pagato il biglietto?"
Il mio “no” è di cartavetro. Lui non ha pagato il biglietto, non io. Fisso il lanciafiamme, più sudato di una mummia egizia, sempre ovviamente che le mummie sudino. Poi il direttore lanciafiammato guarda dietro di me.
"Lei fuma?" chiede al clandestino.
"Sì", risponde quest'ultimo.
La fiammata lo arrostisce all'istante.
"Il fumo fa male!"
Nonostante sappia di queste pubblicità progresso durante le rappresentazioni non mi posso impedire di inorridire e di tenere bene stretto il biglietto tra i palmi delle mani giunte in una tremolante preghiera.
giovedì 5 febbraio 2009
SALVIAMO IL PARCO
Ecco pubblicato l'ennesimo appello di mio figlio. Buona lettura.
SALVIAMO IL PARCO
NOI DOVREMO SALVARE I PARCHI.
DOBBIAMO RISPETTARE I PARCHI, RISPETTARE GLI ANIMALI, E LE PIANTE.
NOI TUTTI ABBIAMO IL DIRITTO DI RISPETTARE LA NATURA.
E RISPETTARE NON SOLO I PARCHI ANCHE TUTTE LE PERSONE.
RISPETTARE LA NATURA, E ESSERE BUONI CON SE STESSI,E COMPIERE BUONE AZIONI.
E SPRECARE DI MENO.
FIRMARE PER PRESA VISIONE
Ferdinando, 5 febraglio 2009
SALVIAMO IL PARCO
NOI DOVREMO SALVARE I PARCHI.
DOBBIAMO RISPETTARE I PARCHI, RISPETTARE GLI ANIMALI, E LE PIANTE.
NOI TUTTI ABBIAMO IL DIRITTO DI RISPETTARE LA NATURA.
E RISPETTARE NON SOLO I PARCHI ANCHE TUTTE LE PERSONE.
RISPETTARE LA NATURA, E ESSERE BUONI CON SE STESSI,E COMPIERE BUONE AZIONI.
E SPRECARE DI MENO.
FIRMARE PER PRESA VISIONE
Ferdinando, 5 febraglio 2009
domenica 1 febbraio 2009
I lupi
Un giorno – o forse era una notte – i lupi scesero a valle. Gli abitanti del villaggio sapevano che sarebbe accaduto. Da tempo. Contro i lupi affamati ben poco si può fare. Ucciderli non serve a niente. Queste bestie feroci si moltiplicano e tornano, sempre, più numerose, a vendicarsi di chi ha ucciso uno dei loro. Troppo spesso il sangue umano ha macchiato l’assetata neve.
Quel giorno, o quella notte, un vento gelido fustigava il villaggio, fischiava nei corridoi e faceva sbattere porte e finestre. La morte con gli occhi di ghiaccio correva per le strade, frugava nelle case, nelle cantine, nei granai. Nessuno.
Uno lo trovarono, ma non conta quello. Era il vecchio insegnante matto che da anni attendeva la visita fiscale.
Quel giorno, o quella notte, un vento gelido fustigava il villaggio, fischiava nei corridoi e faceva sbattere porte e finestre. La morte con gli occhi di ghiaccio correva per le strade, frugava nelle case, nelle cantine, nei granai. Nessuno.
Uno lo trovarono, ma non conta quello. Era il vecchio insegnante matto che da anni attendeva la visita fiscale.
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