Se c’è un re che mi ha rovinato l’esistenza questo è sicuramente Enrico IV re di Francia e di Navarra. Non per l’Edito di Nantes, che proprio non c’entra con la mia vicenda, ma per quella dannata poule au pot che aveva promesso ai francesi.
“Voglio”, disse più di una volta, “che ogni contadino possa mettere il pollo in pentola la domenica”. Non era preoccupato per le abitudini culinarie dei suoi sudditi, questo no: a lui premeva invece che, per la durata del suo regno, ognuno potesse mangiare degnamente almeno un giorno la settimana. Da allora pare abbia origine la tradizione dei francesi di far bollire quel maledettissimo pollo farcito di verdure tra cui il cavolo che non è di certo tra le mie preferite. Personalmente, non ho niente contro il pollo a patto che venga messo al forno. Così, sì che fa figura sulle nostre tavole. Bollito fa schifo. Fa schifo sia per la pelle che diventa gommosa che per l’aglio e la cipolla che inevitabilmente galleggiano nel suo ripugnante brodo oleoso.
Noi eravamo italiani convinti, soprattutto in cucina, e in teoria dovevamo essere immuni. Da buoni emigrati avevamo quindi ravioli e gnocchetti sardi garantiti la domenica. Non avevamo tuttavia fatto i conti con una certa donna di finestra – sia maledetta per l’eternità – che, con tutta la perfidia di cui fu capace, comunicò a mia madre la fatidica ricetta.
La prima volta, resistetti cinque buoni minuti prima di andare a vomitare il tutto in bagno. Le volte successive, i tempi s’accorciarono. Non erano epoche quelle in cui ti potevi permettere di scegliere quello che stavi per mangiare per cui mi rassegnavo ogni volta il capo chino cercando almeno di evitare l’aglio e la cipolla bollita e lasciando la pelle per ultima nella speranza che i miei si scordassero di obbligarmi a masticarla lungamente e, con un atto di coraggio, mandarla giù.
Dopo anni di tortura dominicale, il giorno che vomitai nel mio piatto mio padre sbottò: “E basta con questa porcheria!” Fu così che scoprii in mio padre il più prezioso degli alleati e che la poule au pot, per la mia grandissima gioia e per quella dei miei fratelli e sorelle, fu bandita dal nostro regno.