martedì 12 ottobre 2010

Come scrivere un libro noioso?

Sapete com'è: in un pullman, magari durante una gita scolastica, s'alza uno e chiede ai presenti d'immaginare un deserto, così tanto per fare un test psicologico. Allora centovent'otto palpebre comprese le vostre e quelle dell'autista si chiudono contemporaneamente per fissare quel deserto. Solo che immaginare un deserto, almeno per quel che mi concerne, è la cosa più difficile che ci sia al mondo. Un po' d'erbetta spunta sempre qua e là, e ci sono i cespugli, secchi ma ci sono, e l'oasi senza il quale non c'è deserto, poi i cammelli e i dromedari, gli uomini del deserto, le carovane, Mosé col suo popolo, gli avvoltoi che oscurano il cielo, gli insetti... In meno di cinque minuti il vostro deserto diventa l'Avenue des Champs Elysées.


Scrivere un libro piatto, che non dica e non insegni nulla, un libro noioso, credo rientri nello stesso ordine di difficoltà. Ecco chiudi gli occhi e cominci a scrivere di niente. Bè, ci riesci benissimo, almeno le prime tre pagine. All'improvviso un'idea, una pessima idea che tenti di scacciare con tutte le tue forze perché troppo spassosa. Ma ritorna nella tua mente finché non cedi perché l'unico modo che hai di liberartene è di scriverla. La scrivi. Sperando ovviamente che le cose finiscano qui. Ma oggi non sei fortunato: ecco arrivare quell'altra cosa che se non la scrivi muori. E scrivi pure quella. E poi le idee affluiscono come dei beduini e tu non puoi fare altro che disporle sulla pagina nella speranza che non s'incontrino e facciano dei figli. Ma è proprio quel che succede. Il vostro libro si trasforma in quel che non avreste mai e poi mai voluto che si trasformasse: un orrendo capolavoro.



Ora vi chiedo: come scrivere un sano, noioso libro di trecento pagine da mettere nella libreria e non aprire mai?

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