venerdì 9 settembre 2011

Differenziata

Quando, tre anni fa, introdussero la raccolta differenziata nella mia città avevo giurato che mai e poi mai mi sarei piegato alle sue regole. Ma come! Mi devo tenere tutta quella mondezza in casa mia? E dove la metto? E già m’immaginavo la casa piena di bidoni e di buste di tutti i colori, in veranda, nel sottoscala, nel balconcino, persino nelle camere da letto… Per non parlare di un costante e fastidioso volo di gabbiani intorno e sopra la mia casa, dei topi e dei loro amici gli scarafaggi... E poi è successo quello che doveva succedere: piano piano mi sono adattato, ne ho capito le ragioni, la profonda e dolorosa filosofia. Sono diventato un esperto in materia, una specie di Guru di quartiere a cui i vicini vengono a chiedere consiglio. E io che spiego, illustro, mostro assumendo un atteggiamento cattedratico. E mi dovreste vedere il venerdì pomeriggio, la vigilia della raccolta generale, quando sistemo i tetrapak insieme alla carta e lego il tutto formando un parallelepipedo perfetto, quando do un’ultima schiacciatina alle bottiglie di plastica già precedentemente risciacquate, quando infilo le buste piccole di secco in un meno ingombrante bustone trasparente! E l’umido. Io sono il re dell’umido. Che dico il re: sono l’imperatore dell’umido!

E' successo che me ne sono andato in vacanze, lontano da casa. Al nostro arrivo nel villaggio vacanze, sorpresa, mi accorsi che lì non si faceva la raccolta differenziata. Sotto il lavello c’era una pattumiera e soltanto quella. Fuori dal nostro appartamentino, a una trentina di metri, il classico cassonetto verde. Improvvisamente, mi sono sentito trasportato indietro di tre anni. Ho guardato mia moglie, i miei figli. Nei loro occhi la stessa domanda: “Come farà ora senza differenziata?” E subito i morsi dell'astinenza. Ero appena arrivato e la differenziata mi mancava da morire. Non sapevo come fare, come attenuare quell’angoscia che si era impossessata di me. Avevo già cominciato a contorcermi quando ebbi un'idea: la parte destra della pattumiera l’avrei dedicata al secco, la sinistra all'umido, la parte Nord alla plastica e la parte Sud al vetro. Non so se siate d’accordo con questa tecnica di sopravvivenza ma con me ha funzionato. Cercammo in fretta e furia qualcosa da buttare nei bagagli. Niente. Tornai in macchina. Ah, ecco! la bottiglia d’acqua minerale che ormai era quasi vuota. Bevvi l’ultimo sorso e corsi a buttare il mio primo rifiuto. Ero felice… Lo vedevo dagli occhi dei miei. Dulcis in fundo, avevo casualmente nei miei bagagli un'odorosissima busta per l'umido, sapete quelle buste biodegradabili fatte col mais o qualcosa del genere. Non avete idea del buon odore che emanano! Quella notte me la sono messa sul cuscino...
Me la sono messa sul cuscino, l’ho arrotolata e me la sono fumata.

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