Avessi detto "moscone", avrei capito, ma non l'ho detto, e se l'ho detto non me lo ricordo.
venerdì 15 maggio 2009
La camera
Di notte la camera diventa l’antro degli orrori. Le due masse oscure ora distese l’una accanto all’altra sono squarciate dalla lama di luce che penetra da una serranda difettosa insieme a un silenzio che poche ore fa era un rassicurante fragore cittadino. La stanza è pregna di un odore ripugnante, quello del venerdì, quando fanno strage di pesci. Dormono, dormono e sognano come dormono e sognano i mostri appagati. Grugniscono, gemono, sibilano, soffiano, soffocano, si voltano e riprendono a grugnire.
Nella sua boccia, immobile, terrorizzato, il pesciolino rosso fissa le due forme indistinte temendone l’improvviso risveglio. Ma teme ancora di più, vigili sui comodini acagiù, ai lati del letto, immersi nell’acqua dei bicchieri, atroci come vaghe promesse di morte, i loro sorrisi assassini.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Un racconto che trasmette un vivo terrore.
Una storia che racconta una grande verità: basta cambiare di poco il punto di vista e quello che appare “normale” diventa improvvisamente “mostruoso”.
Il disegno rende molto bene quel senso di “presagio di morte” che agita il cuore del pesciolino. Nel racconto e nell’illustrazione non vi sono vie di fuga. Anche quella porticina scura in alto a destra non ci fa immaginare possibili soluzioni di salvezza.
Bello il racconto e bello il disegno.
Posta un commento