L’inglese non era ancora una lingua d’aeroporto, oh no! Non lo capivamo ma con l’inglese viaggiavamo davvero. Con la mente. Uno faceva il basso con la bocca, alcune note in rapida successione sufficienti a farci entrare nel paese di Ciscaless. Com’era già?
“Ciscaless, au pays de Ciscaless”.
La nostra convinzione della sua esistenza era tale che non ci voleva molto per disegnarlo con la mano, lì, un po’ sopra l’orizzonte. Il paese di Ciscaless prendeva corpo, consistenza, si materializzava intorno a noi. Non avevamo più le ginocchia sbucciate, non ci mancava più un dente davanti e la pezza al culo diventava invisibile. La canzone finiva quando l’avevamo cantata tre o quattro volte, ma il mondo che aveva creato non si dissolveva improvvisamente. Si rimpiccioliva piano piano, e un po’come quando hai guardato il sole, persisteva nella memoria, continuava a scaldarti il cuore. Vai col basso...
« Ciscaless, au pays de Ciscaless
Aignu finess, aignu faless
Aignu Ciscaien »
Dimenticavo: la canzone era “Venus” dei Shocking Blue, 1970.
Nessun commento:
Posta un commento