Avessi detto "moscone", avrei capito, ma non l'ho detto, e se l'ho detto non me lo ricordo.
lunedì 1 novembre 2010
Un attimo
C’è stato un incidente. Mica qui: nella mia testa, un incidente narrativo se vuoi. Il personaggio principale scansa la morte. Facciamo un incidente stradale, o ferroviario, fa più effetto. Verso la fine della storia ci si accorge che era una vita immaginata in un attimo di agonia, che in realtà il protagonista non è sopravvissuto ma che gli è stata regalata una sorta di vita virtuale. Si torna sulle lamiere contorte, il fuoco, i pompieri, l’ambulanza. Sorpresa: la vittima non è il protagonista ma il lettore. I personaggi sgomenti guardano il lettore disteso sulla barella, il lettore che prima di morire ha un attimo di vita immaginaria, che si segue, che si vive con lui, nel libro e fuori dal libro, fino alla fine. E si torna ancora una volta sui luoghi dell’incidente. Questa volta a morire è l’autore. La storia si ferma lì: il protagonista viene sospeso nel gesto di un’eterna frenata, il libro ti sparisce da sotto gli occhi. Bussano. Chi bussa alla tua porta?
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