A voi sembra facile
uscire dal supermercato? Se non avete problemi non saprei che dire: si vede che
siete fortunati. Io, invece, ogni volta che sto per varcare le porte d’uscita,
felice dietro il mio carrello, eccolo là, alto, sorridente, nero, che mi invita
a dare il cinque.
“Vuoi grigrì portafortuna?”
“No, grazie ce l’ho già. E poi non funziona il grigrì!”
“Tranquillo, amico fratello: io regalo a te! Mi compri un paio di mìggiasa fantasmini?”
“Ne ho un cassetto pieno di calzini. Mi dispiace, non mi servono…”
“Mi compri un paio di mudàndasa?”
“Ho due cassetti: uno è pieno di mìggiasa, l’altro di mudàndasa. Mi dispiace ma non mi servono proprio…”
“Occhiàllisi, arrellògiusu, accendino, borsetta per tua moglie miss Italia?”
“Dai, non mi serve tutta quella roba là…”
E allora preferisco evitare. Prima di tutto parcheggiare fuori dal parcheggio. Il vocumprà non abbandonerà mai il parcheggio per inseguire un cliente. Secondo con tutta la famiglia abbassarsi il più possibile e strisciare tra le macchine tipo gli indiani. Questo vale anche se siete bassi di statura. Conosco una famiglia di Desulo: sì e no un metro e cinquantatré in media. All’inizio la facevano sempre franca, poi, un giorno il venditore ambulante li ha beccati in flagrante. Ora, ogni volta che escono dal supermercato, pagano il dazio. Terzo camminare veloci, scaricare in fretta la merce in macchina e via di corsa. Quarto aspettare che sia impegnato con un altro cliente e via a tradimento verso la vostra macchina, salvi.
Poi quando v’infilate in macchina non badate troppo al vostro cuore. Mordicchia sempre un po’ quando non si aiuta un bisognoso.
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