“Quanti cavalli hai tu seduto alla porta
Tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
La notte non ha bisogno,
la notte fa benissimo a meno del tuo concerto
Ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo”
De André
La notte non appartiene più ai poeti e neanche agli innamorati. Appartiene a loro. Uccidono e uccidendo ridono. Poi urlano alla luna mostrando la testa che hanno appena tagliato e con cui a lungo giocheranno. La serranda metallica del mio garage è diventata una porta di calcio. Ogni volta che segnano risuona di morte. Ogni volta che segnano è un colpo alla porta dell’inferno. All’alba di solito vanno via come se temessero il sole e per poche ore mi posso abbandonare al sonno riparatore ma oggi non è così. Forse hanno notato la luce di camera mia. Mi chiamano per nome. Mentre vado ad assicurarmi di avere ben chiuso la porta a chiave sento dei rumori per le scale, poi sul pianerottolo. Bussano. Uno dice: “Il nostro pallone è sgonfio. Non è che ci potresti prestare il tuo?” E ridono, ridono. Ma la cosa ridicola è che anch’io rido, mentre sfondano la porta, mentre cado a terra rido perché è la cosa più buffa che abbia mai sentito in vita mia.
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