Avessi detto "moscone", avrei capito, ma non l'ho detto, e se l'ho detto non me lo ricordo.
martedì 2 dicembre 2008
Le voci di un tempo
Ah! le belle voci di un tempo! Enrico Caruso, Mario del Monaco, Claudio Villa… Ve lo ricordate Claudio villa quando cantava Granada? Aveva una voce tanto potente da frantumare tutte le vetrate e il cristallo di una cattedrale… Non c’era vetro che potesse resistere ai suoi acuti! Quando questo energumeno era in forma, la terra tremava, gli intonaci si staccavano dai muri, le vetrate e i lampadari cadevano in mille pezzi in un fracasso che le memorie avrebbero ricordato per sempre. La gente inorridita cercava disperatamente di sfuggire al quell’inferno di note omicide. Nel fuggi fuggi generale, il pubblico impazzito calpestava senza pietà donne, bambini e anziani. Le ambulanze accorrevano a sirene spiegate, poi i medici coprivano i morti con un lenzuolo e portavano i feriti in ospedale nel tentativo disperato di salvare qualche vita. Intanto Claudio Villa cantava, cantava seminando morte e terrore intorno a lui. Era ogni volta così. Bisognava assolutamente fermarlo! Chiamate i pompieri, chiamate l’esercito, sparategli, lanciate una bomba se necessario! Una bella serata di canto non può trasformarsi in orrore, in massacro! Poi era ora di bilanci. Capitava che una città fosse rasa al suolo… Si contavano le vittime, morti e feriti più i danni materiali che si ammontavano a milioni e milioni di lire. Una volta, me lo ricordo come se fosse ieri, aveva cantato Granada in TV. Io avevo abbassato il suono al massimo perché sapevo che se non lo avessi fatto, quando sarebbe arrivato al punto critico – “Lenisci la pena di questo mio cuore zingaro! Addiooooooo… Granada romantica paese di luce di sangue e d’amor” - il televisore sarebbe esploso come una bomba. Questo successe, non al mio ma a quasi tutti i televisori d’Italia. Questo era Claudio Villa, il grande Claudio Villa.
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