sabato 6 dicembre 2008

I vecchi, di Jacques Brel

I vecchi non parlano più
oppure solo, a volte, dal fondo degli occhi,
anche ricchi, sono poveri
non hanno più illusioni
hanno un solo cuore per due.
Da loro, c´è un odore di pulito, di antica lavanda:
anche a vivere a Parigi
si vive tutti in provincia
quando si vive troppo a lungo.
Ed è per aver troppo riso che la loro voce si incrina
quando parlano di ieri
è per aver troppo pianto
che le lacrime imperlano le loro palpebre.
E se tremano un po´
è di veder invecchiare
la pendola d´argento
che ronza nel salotto
che dice sì che dice no
che dice: Io vi aspetto.
I vecchi non sognano più
il loro libro è chiuso
il loro piano è muto.
Il gatto di casa è morto
il moscato della domenica
non li fa più cantare.
I vecchi non si muovono più
i loro gesti hanno troppe rughe
il loro mondo è troppo piccolo
dal letto alla finestra
poi dal letto alla poltrona
poi dal letto al letto.
E se escono ancora
l´uno a braccetto dell´altra
nei loro vestiti rigidi
è per seguire al sole
il funerale di uno più vecchio
il funerale di una più brutta.
Il tempo di un singhiozzo
e dimenticare per un´ora
la pendola d´argento
che ronza nel salone
che dice sì che dice no
che dice che li aspetta.
i vecchi non muoiono
si addormentano un giorno
e dormono troppo a lungo
si tengono la mano, hanno paura di perdersi
e tuttavia si perdono.
E l´altro resta là
il migliore o il peggiore
il dolce o il severo
- questo non importa,
quello dei due che resta
si ritrova all´inferno.
Lo vedrete forse, la vedrete qualche volta
nella pioggia e nel dolore
attraversarvi la strada, scusandosi magari
di non essere più lontano
e fuggire davanti a voi un´ultima volta
la pendola d´argento
che ronza nel salotto
che dice sì che dice no
che poi dice loro: Io ti aspetto.
Che ronza nel salotto
che dice sì che dice no
che poi dice che ci aspetta
.

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