mercoledì 30 settembre 2009

I mamodo e i vampiri 1 (la morte si raggiunge).

Un giorno nessuno avrebbe fatto tutto quello che ha subito una ragazza di 14 anni.
Un bel giorno una ragazza uscendo vide delle persone strane ma lei si chiese che ci faceva quel suo amico Alessandro? A casa quando entrai c’era Alessandro. Mi disse di sedermi.
Dopo mentre ero seduta mi spiego Mi spiego di una battaglia e che era un mamodo (lui non sapeva dei volturi ) ma non tenevo conto di giocare con la morte.
Mi disse:tu non sai niente io ti devo proteggere, isabella ti amo troppo,non so quanto dovrò resistere ancora,e se vuoi aiutarmi tieni conto che stai giocando con la morte. Cosi mi disse.
Un girno a casa mia mi sentivo strana ma poi quando andavo in cucina o trovato i miei genitori morti dissanguati. Sul collo avevo un segno strano era uno scheletro,ma era disegnato come se uno con un coltello affilato mi avesse falciato la pelle. Il segno era uguale a quello di Alessandro.
Io glielo feci vedere e mi disse che in futuro sarei stata come lui, della sua specie.
Ma un mese dopo, ero con Alessandro e all’improvviso venne una persona strana. Cinque minuti dopo ci mise a terra ma Alessandro non riuscì a difendermi perche c’ ara un vampiro, e i vampiri sono più forti dei mamodo mi stava per mordere ma invece Alessandro da terra con lividi, li diede un pugno in pancia e lo fece volare. Lui immediatamente si alzo e mi mise sopra le sue spalle e mi porto via.
Be io ritornai a casa ed’ eravamo preoccupati.
Io li chiesi: sono stati quelli della tua specie a ucciderli? Mi disse di si.
Quando se ne andò con lacrime io piansi poi Alessandro entro dalla finestra e mi disse : su dai non piangere ci sono io con te . io ti amo troppo. E ci baciammo cosi di sera ma io piangendo,e urlando disperata li dissi:
anch’io ti amo ma io morirò Alessandro, li diedi un bacio e sene andò. Che cosa succederà? Morirò? Mi chiesi a me stessa travolta dalle lacrime per i miei genitori.

Ferdinando

martedì 29 settembre 2009

Giuggiole



Il mio sogno ricorrente è una tavola imbandita di giuggiole. Lì, a destra, alcune ceste di giuggiole giganti, mature ma ancora croccanti. Di là, dei vassoi di giuggiole di media dimensione, quella dell'oliva per intenderci. Come dice un mio amico: vanno giù che è una bellezza! Un po' dappertutto, nei piatti, nelle ciotole, nei bicchieri, nelle bacinelle, nei sacchi di iuta, quelle piccole, che per esserlo, piccole, non sono meno buone. I noccioli vengono raccolti nelle buste, traboccano dalla spazzatura, ricoprono il pavimento di ogni stanza, si ammassano negli angoli, riempiono i vasi, le vasche, gli sgabuzzini, le verande.

Al mio fianco la compagna della mia vita. Troppo spesso guardiamo quelle nuvole minacciose.
"Quando non sarò più, fai che non manchino mai, fai che inondino gli orizzonti dei nostri figli, che questi possano mangiarne a sazietà, che scalino montagne di giuggiole piovute da ogni dove, che ne diventino i sacerdoti, i profeti, che sacerdoti e profeti diventino i loro figli, e i figli dei figli... Me lo devi giurare, ora..."
Lei tra le lacrime me ne fa solenne giuramento e io le giuro che finché avrò vita non le mancheranno mai, giuro che le giuggiole abbonderanno nella sua bocca come i versi in quella dei poeti. Assieme, più fiduciosi nell'avvenire, spalanchiamo porte e finestre e sorridenti contempliamo le nostre foreste di giuggioli deliziosi.

lunedì 14 settembre 2009

Questa e altre domande

Se l’Italia facesse parte dell’Inghilterra ti chiameresti ancora Mariuccia?
Qual è la puzza che ti piace di più?
Si può avere paura del proprio teschio?
E’ più veloce babbo Natale o il topolino dei denti?
A quale età comincia a crescere il monosopracciglio?
Sei mai stato costretto a farti il bidet con l’acqua minerale a causa di lavori lungo la rete idrica?
Se in inglese uomo si dice “man” e trapano “drill”, “mandril” significa uomo trapano?
Perché il cesso di quello del piano di sopra si trova sempre sulla cucina di quello del piano di sotto?
Perché se non sopporto un tale mi sta antipatica pure la sua macchina?
Perché un numero impressionante d’italiani pronuncia “bloblema”?
In un negozio ti sei mai spaventato vedendo muoversi uno che pensavi fosse un manichino?
Sei mai stato ipnotizzato da una gallina?
Perché per strada non posso neanche dire “siamo” che tutti si mettono a cantare “siamo i Watussi”?
Lo faresti il tuo viaggio di nozze in una butaniera?
Riusciresti a guardare una bella donna negli occhi senza metterti il dito nel naso?
Il fatto di vedere Babbo Natale me lo renderà meno speciale?
Se uso un calzino per scolare la pasta poi la devo condire lo stesso?
Le macchine che s’incrociano per strada si conoscono tra di loro?
Perché le barzellette che fanno ridere gli insegnanti fanno ridere solo gli insegnanti?
Sei mai sprofondato nel water perché qualcuno non aveva abbassato la tavoletta?
Quale sarà mai la più bella poesia scritta in una bagno pubblico?
Che numero devo fare per chiamare il 113?
A te risulta che Emiliano si chiamasse Zapata?
Sei stato felice quando hai saputo del lago Titicaca?
Che effetto fa quando l’insegnante sbatte fuori i più bravi della classe?
Ti sei mai innamorato di un cartone animato?
Ma come posso mettermi seriamente a dieta se ogni volta che piove escono le lumache?
Ti sei mai pulito gli occhiali con le mutande?
Qual è la differenza tra due farfalle uguali?
Gli spaghetti alle vongole si fanno con le vongole?
Trovi delle aringhe nel frigo: butti le aringhe o il frigo?
Perché le custodie auto collanti sono sempre più piccole dei contrassegni assicurativi?
Quante volte dici “ciao” prima di riagganciare il telefono?
Quando bevi alla bottiglia lasci i sommergibili?
Se i calci nel sedere facessero volare che uccello saresti?
Hai mai parlato di cose serie con la cerniera dei pantaloni aperta?
La tua casa ti vuole bene?
Dov’eri quando avevo bisogno di te?
La pugnalata alle spalle fa “tso” o “tsa”?
Hai mai dormito nella cuccia del cane col cane?

venerdì 11 settembre 2009

I vecchi

Tre volte la settimana, verso le tre del pomeriggio, il sottoscritto infila la canadese e si reca seduta stante sulla pista ciclabile che per un tratto di circa tre chilometri accompagna il viale Repubblica verso l’argine del Tirso. La strada e la pista sono separati da una lunga aiuola nella quale cresce senza ritegno l’erba più strana e si accumulano le cose più inguardabili. Sulla sinistra, invece, dietro il muretto basso, si estendono dei campi, che per quanto cerchi di ricordare, non ho mai visto a "poboribi", come dicono i contadini delle mie parti, e cioè a riposo. Al momento, si vedono spuntare dei fili verdi che promettono gialle spighe di grano per il prossimo luglio. Io, che faccio? Sono su una pista fatta apposta per correre, corro. Davanti a me, a circa trecento metri, scorgo una figura familiare. Si tratta della sagoma grigia di una coppia di anziani che a modo loro non raggiungeranno mai la tartaruga. Camminano ma non vanno avanti. Il loro orizzonte è sì l’argine ma farebbe prima Cristoforo Colombo ad arrivare in America a nuoto. Lei si appoggia a lui e lui si appoggia a lei formando, assieme, una toccante emme maiuscola leggermente china in avanti, come un giogo, come se trainassero i loro anni o cercassero qualcosa per terra. In effetti, qualcosa la cercano. Lo dimostra la busta di plastica che si sono portati appresso. Per ora è vuota, ma so che al tramonto, o a notte fonda, con il favore della corrente, saranno arrivati all’argine e appena dietro l’argine faranno strage di cicoria e finocchio selvatico.

giovedì 10 settembre 2009

Ritardatari

Sulla statale 135, a bordo della sua Fiat Tipo bianca, Marco Serra, impiegato nella filiale della Banca Intesa della vicina città, nonostante i buoni propositi e i ripetuti richiami del direttore, era come al solito in ritardo.

Nel frattempo, la moglie, la professoressa Gisella Muscas, stava raggiungendo la vicina scuola a piedi e, nonostante i buoni propositi e i ripetuti richiami della presidenza, era come al solito in ritardo.

Sulla statale 135, un’ Alpha Romeo rossa si avvicinava sempre più alla Tipo senza superarla. Semplicemente le stava incollata dietro a un mezzo metro fisso di distanza.

La professoressa Muscas, mentre camminava, sentì l’umido muso di un grosso bulldog minaccioso tra le sue chiappe. Non ci fu verso di farlo andare via neanche allungando il passo.

Il signor Serra e la moglie sono stati puntuali al lavoro: lui è arrivato alle 8.30 precise, lei pure.

Da quel giorno, il signor Serra e la signora Muscas si alzano dieci minuti prima.

domenica 6 settembre 2009

Pitzu, culu o costa?

C’era sempre a Natale quando si giocava a pitzu, culu o costa. Il gioco consisteva nel prendere una nocciolina, farla girare e indovinare in quale posizione si sarebbe fermata rispetto a un punto di riferimento qualsiasi: un’altra nocciolina, una noce o l’angolo del tavolo. Mio zio prendeva la nocciolina tra il medio e il pollice e con un colpo magistrale la faceva girare a tutta forza. C’erano tre posizioni possibili: pitzu, culu o costa e cioè la punta, il fondo o il lato. E quando aveva eseguito il suo colpo da maestro, chiedeva all’orda barbarica di fratelli e cuginetti “PITZU, CULU O COSTA? “ Invariabilmente e unanimemente la risposta era “CULU!” E allora, solo e esclusivamente per la nostra gioia, mollava una di quelle scoregge che facevano sbattere le porte. Ed erano risate da non più finire…
Ora sto qui, solo nel parco. I bambini sono ancora a scuola e mia moglie è andata al supermercato. Quanto pagherei per ritrovarmi una nocciolina in tasca!… Ma ho un pennarello e quasi quasi sul banco di legno ci scrivo una cosa che non ho potuto dirgli quando ancora era in vita. Occhiata a destra, occhiata a sinistra. Ma sì! la scrivo: TVB…
Sì, va bene, molto infantile, ma da lassù lui capirà.