martedì 28 giugno 2011

Bagagli

Un tempo le valigie degli emigrati sardi, nonostante il divieto assoluto affisso all’ingresso delle dogane, venivano riempite di ogni ben di Dio, tra cui le nostre migliori salsicce, interi agnelli o maialetti cotti, o da cuocere e ancora avvolti nella carta oleata della macelleria. Non mancavano le forme di formaggio, le bottiglie di buon vino, di Villacidro o di Marsala che invariabilmente si rompevano prima di arrivare a destinazione. Ma i doganieri chiudevano sempre un occhio e si accedeva sul ponte della nave tirando ogni volta un gran sospiro di sollievo.
Oggi, la parola “emigrato” non fa più parte del nostro vocabolario, il sottovuoto ha quasi del tutto sostituito la carta oleata e l’aereo la nave, ma il traffico è sempre quello. E se nei porti continuano a non degnarti neanche di un’occhiata, in aeroporto, l’addetto ai controlli radiogeni dei bagagli da stiva, ilare, vede sfilare sul nastro trasportatore intere greggi di agnelli, famiglie di maiali e maialetti al gran completo, abilmente adagiate tra gli indumenti intimi e i maglioni. E sono salsicce di Irgoli, trecce e trattalias, casizoli di Santulussurgiu, seadas ancora congelate, bottiglie d’olio di Ittiri, di Mirto o di Nepente di Oliena.
E ogni volta lo stesso sospiro di sollievo.

venerdì 24 giugno 2011

Samatza Croccada

Ci sono dei paesi immobili per l'eternità. Il mio, a detta dei miei compaesani, è uno di questi: mai nulla vi è successo e mai nulla vi succederà.
La realtà è ben diversa. Ne sono successe di cose ma non tutti se ne accorgono, e di queste vi voglio parlare. 
Un tempo, nei pomeriggi lunghi e caldi dell'estate, i giovani si radunavano all’uscita del paesino di Samatza e, discorrendo discorrendo, allungavano il passo fino all’ingresso di Croccada dove passeggiavano le coppiette e le ragazze da marito. Strada facendo, salutavano i ragazzi di Croccada, i quali andavano a loro volta a corteggiare le ragazze di Samatza. Era così da sempre: i giovani di Samatza sposavano poi le ragazze di Croccada e quelli di Croccada le ragazze di Samatza. 
Le nuove famiglie lasciavano il tetto paterno e costruivano casa lungo la strada che collegava i due paesi. Samatza e Croccada si svuotarono progressivamente dei loro abitanti prima di essere definitivamente abbandonati. Una leggenda dice che l’attuale paese di Samatza Croccada sia stato costruito con le pietre delle rovine dei due paesi.
Oggi, quando i giovani del paese si sposano, si fanno la casa in periferia, riportando le pietre degli antichi villaggi là dove abitavano i loro antenati, e quando anche l’ultima pietra sarà rimessa al suo posto di Samatza Croccada rimarrà soltanto un vago ricordo.

lunedì 6 giugno 2011

La mia prima volta in TV

Mai stato in televisione? Beh, sì, una volta ma mi è bastato per il resto dei miei giorni.
Era tanto tempo fa – non avevo ancora famiglia e portavo i baffi – all'occasione di una fiera paesana nella quale erano convenuti molti agricoltori della zona a proporre i loro prodotti. Preciso che non ho niente a che vedere con l'agricoltura e che ci andai per curiosità tanto per farmi un giro quella domenica. Era una fiera direi standard con difficoltà di parcheggio, volantinaggio all’ingresso, assaggi volanti, trattori, animali vaganti, stand e bancarelle. Circolando tra queste non seppi resistere a una bella cassetta di cipolle che costavano poco e niente. Pensandoci bene mi chiedo ora cosa ne potevo fare di una cassetta di cipolle visto che non andavo matto per tale ortaggio. Altri tempi, altri ragionamenti. Mi beccarono sul fatto quelli di Telenova. Telecamera e microfono puntati. Parte l'intervista. Subito interrotta. Mi chiesero se potevo mettermi la cassetta in spalla e non seppi dire di no anche se al momento non avevo capito il motivo di tale richiesta. Si riparte e seconda interruzione: questa volta mi misero in braccio un sacco di patate gentilmente prestato dal contadino di una bancarella vicina. Riparte l’intervista con terza interruzione: “Scusi, ma lei il sardo lo sa parlare?” “Sì”, risposi. “Ha niente in contrario se le facciamo l’intervista in sardo?” Al punto in cui mi trovavo potevo solo accettare. Per non portarvi alla lunga, tra un interruzione e l’altra mi ritrovai con una cassa di cipolle in spalla, un sacco di patate in braccio, un paio di stivali in gomma ai piedi e in groppa a un asinello grigio: non vi dico il successo il giorno dopo con i miei alunni.

venerdì 3 giugno 2011

Il mio alter ego

Il mio alter ego non l'ho mai visto ma c'è gente che giura di averlo incontrato dall'altra parte della città. Mi hanno pure detto il suo nome perché si tratta di un noto bombolaio. “Perché non vai a trovarlo?” mi chiedono con sempre maggiore insistenza. Ma io - sapete come sono fatto -  ho una certa reticenza ad andare da lui perché sono sicuro che mi rassomigli ma temo di ritrovarmi con la mia caricatura, o peggio ancora di essere la sua di caricatura. Avete presente quegli incontri combinati tanto per farsi una bella risata alle spalle degli altri? Allora mi dico "ognuno al suo posto che è meglio così". Me ne rimango qui, a distanza, sicuro che lui farà altrettanto. E ti pareva che proprio ora non bussavano alla porta…