domenica 27 gennaio 2008

Shaaaaaaaane!!!!


Shaaaaaaaane!!!! Tornaaaaaaaaa!!!
Il bambino guardava il cavaliere della valle solitaria allontanarsi lentamente. L’urlo era disperato, era l’urlo dell’ultima possibilità. Torna, ti prego… Il cavaliere divenne un punto all’orizzonte. Era un punto che apparteneva ormai alle sterminate praterie, alle profonde valli solitarie. Il suo nome era sinonimo di giustizia, significava libertà. Il suo cuore generoso si apriva all’azzurro inseguendo il sole, un sogno, un dolore.
Non tornerà, gli disse il padre. E’ giusto così. Conservane la memoria nel tuo cuore. Il bambino guardò il padre, l’orizzonte, poi di nuovo il padre che seguì nella casa di legno.
Musica western, titoli di coda…
La signora Bereni accese le luci, si chinò e contò ad uno ad uno i bambini che seduti sotto il tavolo della sua cucina erano ipnotizzati dal primo, dall’unico televisore del quartiere. La signora Bereni sapeva che quei dieci monelli non si sarebbero alzati finché non avrebbero letto la parola FINE.

giovedì 24 gennaio 2008

Sono cambiato

Non mi avete riconosciuto, vero? Capisco… E’ che sono davvero cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti anche se è passato solo un anno. E’ una brutta storia che mi accingo a raccontarvi se volete. All’origine di tutto c’è un certo Lasiu. Il mio amico Lasiu è uno di quelli che portano sfiga allo stadio. Non sono uno che va in giro con i corni o che appende le scopette all’uscio ma sono sicuro che il suo potere sia reale. Non ho idea di come faccia ma credo che, come tutti i portatori di sfortuna, non se ne renda conto . E’ convinto di essere una persona come voi e me e che la sfortuna non esista. Potrei tentare una spiegazione del fenomeno anche se è al di sopra delle mie forze: Lasiu, un po’ come quei pianeti malefici tipo Plutone e Saturno, entra in opposizione con qualcosa che non so definire ma che sta alle sue spalle e di cui non è cosciente. Tra quella cosa, lui e la vittima ignara dell’involontario maleficio si forma una sorta di allineamento eclittico se così mi posso esprimere. E’ l’unica spiegazione che mi sappia dare pur essendo vissuto e cresciuto in una stretta osservanza materialistica. I poteri del mio amico agiscono anche fuori dagli stadi: ne sono la prova vivente. Eravamo tutt’ e due nella stessa stanza, io seduto al tavolo e lui davanti alla finestra ma dietro di me. La sua pelata era più brillante del solito e questo avrebbe già dovuto insospettirmi ma la cosa che mi avrebbe dovuto aprire la mente all’istante era il fatto che stava in controluce: un’eclisse di Lasiu, insomma. E' successo che, ignaro della cosa come al solito, ha scatenato intorno a sé le forze oscure che mi hanno violentemente investito. Non saprei come definirle: delle onde, delle radiazioni, delle influenze astrali. Io me le rappresento come dei diavoletti arrabbiati che escono dall'ascensore che aspetto da un'ora. Sul momento non mi sono accorto di nulla. Il mio specchio mi rimandava ancora la mia cara immagine a cui ero affezionato ma da lì a pochi giorni le novità non tardarono a presentarsi, prima di sottecchi, poi in modo sempre più palese. Fatto sta che se oggi mi vedete invecchiato, ingrassato, pelato, e, diciamola tutta, lasificato sappiate che non è colpa mia.

martedì 15 gennaio 2008

Quando la morte

Quando la morte va e viene
La sua gioia non contiene
E' la festa del becchino
Quando muori sei carino
E' la vita della morte
E morire è la mia sorte
E se muoio per davvero
Canterà il cimitero
Meno male, meno male
Che si canta al funerale

martedì 8 gennaio 2008

A me le castronate...

A me le castronate piacciono da morire. Solo che tutti mi prendono sul serio. Qualunque cosa dica, la gente ci crede. Sarà il modo che ho di esprimermi, sarà l’espressione del mio viso… Voglio dire, se dico una scemenza, un fatto assurdo, è per ridere e per fare ridere, mica per essere creduto. E poi, quando ti credono è difficile tornare indietro e rivelare che ti sei inventato tutto. La gente si potrebbe anche offendere. Eppure le cose che dico sono sì plausibili ma anche sufficientemente assurde per capire che scherzo. L’altro giorno, per esempio, ho detto a dei conoscenti, a gente che non bazzica nel mio ambiente, che un insegnante della mia scuola mi ha raccontato di avere sorpreso il preside mentre correggeva i voti dei professori nei registri personali che si era fatto portare in presidenza. Bene, quelli a cui ho raccontato quest’assurdità non solo mi hanno creduto, ma hanno anche voluto dei particolari. E io li ho serviti. Il preside, ho mentito, con la penna dello stesso colore con cui erano stati trascritti i voti, trasformava i tre e i sei in otto. Col quattro e col due era più difficile mentre il cinque poteva rimanere così tanto qualche sei o tre da portare su si trovava sempre. Sì, perché i voti sui registri personali vengono riportati in cifre arabe mentre si scrivono in tutte lettere solo nelle pagelle. Volete sapere come ha fatto l’insegnante a vedere tutto ciò? Mi sono inventato che era stato precedentemente convocato dal preside e che prima di uscire aveva frainteso una sua frase, che so, aveva capito di aspettare nel corridoietto davanti all’uscita in un punto dove non poteva essere visto. Il preside lo faceva fuori, insomma, ed era convinto di essere solo in presidenza. Perché avrebbe fatto una cosa simile? Per non avere molti bocciati nella sua scuola e incoraggiare le iscrizioni. Sapete con l’autonomia le scuole sono ora in diretta concorrenza come qualsiasi impresa. Li dovevi vedere i miei conoscenti, tutti a bocca aperta, pronti a credere a qualsiasi cosa avessi detto! Non si sono neanche chiesti se gli insegnanti si fossero accorti di nulla. Sì, perché quando spari a zero contro qualcuno, anche contro una categoria intera, tutto è buono, soprattutto i colpi bassi anche se la categoria dei presidi è un po’ al di sopra del mucchio perché è un boccone più prelibato l’insegnante. Quante se ne dicono sull’insegnante! Tornando alla mia invenzione, vi devo dire che più aggiungevo dei dettagli croccanti più m’ascoltavano, come quando ho detto che il preside s’infilava il dito nel naso e nelle orecchie e che ridacchiava da solo dietro il suo pizzetto, probabilmente immaginando la faccia del docente costretto a promuovere uno che non sopporta proprio. Non so se siate d’accordo con me ma a me quelli col pizzetto, quando ridacchiano, mi fanno ridere. Ad un certo punto, ho continuato, il preside ha fatto una scoreggia rumorosa. Il mio collega, ben nascosto dietro l’angolo, ha tentato di trattenere le risate ma più si sforzava e meno ci riusciva e fu costretto a uscire cercando di non fare a sua volta rumore. Chiudendo la porta dietro di sé sentì un’altra scoreggia, molto più forte della prima. Solo allora, dileguandosi nei corridoi affollati ha potuto ridere tutto quanto aveva in corpo. Inutile dire che fu un po’ preso per pazzo o per lo meno per un tipo stravagante da tutti quelli che lo guardavano passare ridendo a crepapelle. In un certo senso l’invidio. Almeno lui riesce a fare ridere. Ad ogni modo, voi ricordatevi che mi sono inventato tutto e spero che non andrete in giro a spifferare che il preside della mia scuola corregge i registri e che mentre corregge scoreggia. Ma se proprio non ce la fate a non dirlo non dite che ve l’ho detto io.

domenica 6 gennaio 2008

Ladri a scuola




Quanto accaduto ieri al « Maremma », I.T.C della cittadina dell’Hinterland toscano ha dell’incredibile. Alle 23:45 una telefonata anonima informa il Comando dei Carabinieri che degli intrusi si sarebbero introdotti nei locali della scuola eludendo il pur recente sistema d’allarme. Una volante si reca immediatamente sui luoghi cogliendo sul fatto due individui. Ad un primo controllo d’identità risulta che i fermati sono dipendenti dell’Istituto. Si tratterebbe, secondo alcune indiscrezioni, del professore Gavino Perra, supplente di francese, del professore Oreste Tavano, titolare della cattedra di diritto. A insospettire l’anonimo segnalatore, si apprende, la luce della plafoniera della 500 parcheggiata proprio davanti all’ingresso della scuola, in una zona solitamente lasciata deserta durante le ore notturne. I carabinieri hanno trovato nei sedili posteriori dell’auto diversi pacchi di carta igienica e alcune confezioni di WC Net. Il Preside della scuola, il professore Giorgio Cimenti, a sua volta avvisato dal Comando, ha dichiarato che da tempo si verificano dei furti sia nel bagno della presidenza che nella presidenza stessa dove vengono immagazzinati sia la carta igienica che le confezioni di WC Net. “Il corpo insegnante, continua il preside, è ormai decaduto, diventando nel corso degli anni indegno della sua nobile missione. Pervengono numerose in presidenza le lamentele dei bidelli sulle condizioni dei bagni dei docenti, ormai ridotti a dei bagni pubblici sporchi e maleodoranti. Quello delle professoresse, in particolare, è costantemente intasato da fazzoletti di carta e assorbenti costringendo la scuola a fare intervenire l’autospurgo almeno una volta al mese. Non è questo il modello di scuola che meritano i nostri ragazzi, aggiunge il capo d’istituto. Sarebbe ora di operare una profonda riforma, di liberarci di questi esseri infami che infestano la scuola italiana.”
Il fatto è stato segnalato in mattinata al Ministro dell’Istruzione che ha promesso di prendere dei provvedimenti severi nei confronti di questi individui che disonorano la scuola.

venerdì 4 gennaio 2008

Cime maestose




In vico Tifatina, solenne su una lunga cordigliera di cassonetti, buste e bustoni neri condominiali rigonfi di spazzatura, il Gennargentu se la sta vedendo alla pari col Monte Bianco. Ma la sfida vera, quella che conta, quella tra giganti, ha luogo pochi passi più in là. Gennaro Esposito guarda il K2, più arrogante che mai sopra i suoi contrafforti di cartoni e cassette per la frutta, oltre i dolci pendii verdi dove regnano sovrani le foglie di carciofo e i resti di qualche pizza di scarola. Di rimpetto, l’Everest innevato dalle candide buste di plastica e i pezzi di polistirolo di un Natale appena trascorso.
Gennaro Esposito è indeciso. Capisce che la sua scelta è importante. Affidando la sua busta di immondizia all’uno o all’altro dei mitici monti assegnerebbe nel contempo il titolo di campione d’inverno. Guarda ora la sua busta bianca, ne legge la scritta “difendi la natura” e decide di non decidere. La busta sorvola leggera l’Himalaya e atterra dolcemente sulle nevi eterne del Kilimangiaro.
In vico Tifatina c’è tanta di quella cacca di cani che quando sei andato a buttare la mondezza torni più alto di cinque centimetri.