mercoledì 7 novembre 2012

Voto contrario

Sette ottobre 1961, seduta plenaria del Senato. Si vota per l’approvazione del progetto di legge presentato dall’on. Martini.
-           - 
-  I favorevoli alzino la mano. 235 su 235. L’unanimità. Facciamo comunque la controprova: i contrari alzino la mano. Uno.   Scusi senatore, ma lei prima ha votato a favole della proposta di legge, come può votare contro adesso?
-       Ho l’artrosi…

mercoledì 17 ottobre 2012

Caldo, caldo, caldo


Sulla carta meteorologica dell’Europa d’estate il caldo prende la forma di un’enorme A.  Fa caldo, caldissimo dappertutto. È la A di Afa, la A di Afaghanistan. Sono giornate roventi da cui non c’è scampo. Un po’ si salvano quelli che a casa hanno l’aria condizionata, ma gli altri… E si sta lì a aspettare che la tortura finisca. Si accende la TV ed eccoci tutti ad sperare nelle previsioni meteorologiche. Annunciano una settimana di tregua tra due ondate di calore. A cominciare dal nord, precisano. Ma per noi a Oristano continua a fare caldo e di quella tregua non ce ne accorgiamo proprio. Poi annunciano la pioggia con abbassamento delle temperature. Ovviamente a cominciare dal nord. A Oristano neanche una goccia, e fa caldo come a luglio. È una sofferenza continua da inizio giugno fino ai primi di ottobre, quando uno, sentendo un non so che di cambiato nell’aria si concede uno speranzoso: “Fa meno caldo o sbaglio?”. Sbagli, amico mio, sbagli, anche se sulla carta della Sardegna questa volta i meteorologi ci hanno messo una gigantesca B.
B come Basca.

lunedì 8 ottobre 2012

Le strade del bagno

Per andare in bagno ho sempre due possibilità: o andare a destra e aprire la porta, o, più semplicemente andare a sinistra, fare il giro del mondo e entrare dalla finestra o dalla porta, a scelta. Quando perdo le chiavi di casa, e mi capita spesso, l'unica soluzione rimane la finestra. Nel mio caso, se non fosse nella stessa facciata della porta d'ingresso, ma a destra o a sinistra di questa, e nel lato opposto rispetto a dove mi trovo, sarei costretto a optare per un'altra strada: farei sì il giro del mondo ma, per come è disposta casa mia, non procedendo lungo il parallelo, bensì passando per i poli.

Lo stesso accade quando vogliamo conversare con qualcuno: sarebbe più giusto metterci di fronte a lui e fargli pervenire chiara e forte la nostra voce, ma più spesso questo qualcuno non ci sente, o fa finta di non sentire. Allora ci rassegniamo a dargli le spalle e a far fare alle nostre parole il giro del mondo fino alle sue orecchie. E noi, tendendo le nostre verso l'orizzonte dietro di noi, sentiamo il nostro flebile mormorio, confuso e stanco per il lungo viaggio.

E se per disgrazia passa un treno in Siberia, di quelli che attraversano la tundra fischiettando, quella vocina lontana, vacillante e incerta, non la sentiamo neppure noi.


lunedì 1 ottobre 2012

Come uscire dal supermercato

A voi sembra facile uscire dal supermercato? Se non avete problemi non saprei che dire: si vede che siete fortunati. Io, invece, ogni volta che sto per varcare le porte d’uscita, felice dietro il mio carrello, eccolo là, alto, sorridente, nero, che mi invita a dare il cinque.

“Vuoi grigrì portafortuna?”
“No, grazie ce l’ho già. E poi non funziona il grigrì!”
“Tranquillo, amico fratello: io regalo a te! Mi compri un paio di mìggiasa fantasmini?”
“Ne ho un cassetto pieno di calzini. Mi dispiace, non mi servono…”
“Mi compri un paio di mudàndasa?”
“Ho due cassetti: uno è pieno di mìggiasa, l’altro di mudàndasa. Mi dispiace ma non mi servono proprio…”
“Occhiàllisi, arrellògiusu, accendino, borsetta per tua moglie miss Italia?”
“Dai, non mi serve tutta quella roba là…”

E allora preferisco evitare. Prima di tutto parcheggiare fuori dal parcheggio. Il vocumprà non abbandonerà mai il parcheggio per inseguire un cliente. Secondo con tutta la famiglia abbassarsi il più possibile e strisciare tra le macchine tipo gli indiani. Questo vale anche se siete bassi di statura. Conosco una famiglia di Desulo: sì e no un metro e cinquantatré in media. All’inizio la facevano sempre franca, poi, un giorno il venditore ambulante li ha beccati in flagrante. Ora, ogni volta che escono dal supermercato, pagano il dazio. Terzo camminare veloci, scaricare in fretta la merce in macchina e via di corsa. Quarto aspettare che sia impegnato con un altro cliente e via a tradimento verso la vostra macchina, salvi.

Poi quando v’infilate in macchina non badate troppo al vostro cuore. Mordicchia sempre un po’ quando non si aiuta un bisognoso.

lunedì 10 settembre 2012

Emiliano

L’ho sempre detto: di certa gente non ci si può proprio fidare. Lo sapevate voi che Emiliano si chiamava Zapata? Quando l’ho saputo mi è venuto un colpo. Stavo frugando in mansarda tra la mia roba dismessa da secoli quando eccola qua, una vecchia fotografia che non avevo mai visto prima: Emiliano insieme a Pancho coperti di cartucciere. Non c’era da sbagliare: si trattava della stessa persona che ho frequentato per anni senza avere mai nessun sospetto. Ci sono rimasto di un male! È vero, crediamo sempre di conoscere la gente con cui viviamo fino a quando, un bel giorno, si rivela per quello che è. E come Emiliano ce ne sono tanti, credetemi.
Vi ricordate di Adolf, quello basso con i baffetti? Scommetto che ignorate chi era.

sabato 8 settembre 2012

Il ciclo infernale dei calzini

Uno si chiede: “Ma come fanno gli altri a non ritrovarsi ogni volta nel cassetto del comò quei vecchi calzini bucati o quelle mutande slavate? Ma che cos’è? La maledizione della mummia? È possibile che ogni santa mattina mi debba mettere quella roba là? Eppure non passa una settimana, o al massimo un mese, che non compri un paio di calzini e di mutande nuovi!” Cerchiamo perciò di analizzare questo singolare fenomeno, limitandoci al ciclo infernale dei calzini, per capire meglio dove tutti noi sbagliamo. Ho detto bene: tutti noi.

È la mattina di un giorno qualsiasi della settimana  e dobbiamo recarci al lavoro. I minuti come al solito sono contati. Questo significa che se decidiamo di prendere un secondo caffè o di vedere le previsioni del tempo alla TV abbiamo il ritardo garantito, con annesso il capo imbufalito con orologio da polso gigante. Usciamo dal bagno con addosso l’accappatoio o l’asciugamano grande intorno alla vita, apriamo il cassetto e… afferriamo i primi calzini che ci capitano sotto mano. Sono proprio quelli che avevamo deciso mille volte di buttare perché più che a dei calzini rassomigliano a delle mitaine, che sarebbero i guanti senza le dita che mette la Littizzetto, solo che noi ce li mettiamo ai piedi. No, quelli no! Primo errore: anziché andare rabbiosamente alla pattumiera, che guarda caso, sta sotto il lavello di cucina e non in camera, rimettiamo candidamente i calzini bucati nel cassetto promettendoci di buttarli al nostro ritorno dal lavoro. E prendiamo allora il secondo paio di calzini che ci capita: quelli sportivi con la scritta che stranamente, nonostante i secoli, si può leggere ancora.
Secondo errore: al ritorno dal lavoro ci buttiamo affamati sulla pasta fumante e ci dimentichiamo completamente dei calzini, i quali si salvano per l’ennesima volta.
Terzo errore: rieccoci in bagno per un’altra abluzione. Ci siamo tolti le scarpe, la camicia, insomma ci dobbiamo solo levare l’intimo, calzini compresi. Che facciamo, corriamo in mutande in cucina a sbarazzarci dei calzini slavati e pluribucati? Certo che no: li prendiamo e li affidiamo al portabiancheria o li depositiamo nel cestello della lavatrice che sta là a bocca aperta. Vengono poi rilavati, ristesi e risistemati amorevolmente nel nostro cassetto. Tutto qui.
Della scritta volevate sapere? Va bè, ve lo dico: nei miei calzini c’è scritto “Italia 90”. 

martedì 14 agosto 2012

Lorod non morirà


Lorod non morirà, non oggi. Non morirà finché troverà da mangiare. Finché i frutti cadranno dagli alberi e finché troverà qualche resto di cervo o di pecora nei bivacchi tiepidi della sua tribù. A volte gli lasciano degli ossi con ancora tutta la carne intorno. Sa come trovarli, i bivacchi. Basta sapere dov’è diretta la tribù e seguirne le tracce a distanza. I Trod si stanno dirigendo verso il lago salato lungo il fiume grande e il canyon delle pecore e delle capre selvatiche. E poi lui era un Trod e conosce tutte le abitudini della sua tribù. Lo è ancora ma qualcosa è successo e non lo vogliono più con loro. Li può solo seguire. Questa è la legge. Tutta colpa di Cranir che gli ha rubato Manda.
Lorod desiderava la bella Manda. Glielo aveva pure detto sulla collina dietro quei due monti di là:
“Manda, la mia bocca cerca la tua bocca come la bocca del capo cerca la carne. Quando ti vedo non so resistere e mi devo buttare nelle acque fredde del fiume.”
Lei lo aveva guardato negli occhi e aveva risposto:
“Anche io mi devo buttare nel fiume quando vedo te ma Cranir mi ha detto ieri che sua bocca cerca la mia bocca come la bocca del capo cerca la carne e non voglio dispiacergli.”
Quando le cose stanno così esiste una sola soluzione: la lotta. Lorod andò da Cranir e gli disse che lo sfidava nella lotta per avere Manda. Cranir era un Trod coraggioso e forte. Una fumata nera gli uscì dalle narici. “Come, tu Lorod, figlio di Pis il vigliacco, osi sfidare me? Vuoi diventare scheletro?”
“Sarò io a far diventare scheletro te!” rispose Lorod.
Ora che la sfida fu accettata i due contendenti valutavano le proprie possibilità rispetto a quelle dell’avversario. Cranir era alto, forte e i peli neri ricoprivano tutto il suo corpo mentre Lorod aveva delle vistose chiazze nude sulle spalle dove il pelo non era mai cresciuto. Per questo non era sicuro di vincere contro Cranir. Così si rivolse alla vecchia Bruga. Bruga gli disse:
“Non puoi vincere contro uno tutto ricoperto di peli. Se non li avesse vinceresti tu…”
“Ma lui ce li ha!” rispose Lorod.
“Ora ce li ha, ma se dormisse troppo vicino al fuoco e s’incendiasse? I peli sparirebbero e tu vinceresti contro di lui”, suggerì la vecchia Bruga.

A notte fonda tutti dormivano adagiati uno accanto all’altro intorno al fuoco acceso. Qualcuno grugnì. Uno si girò e si grattò. Allora tutti si girarono e si grattarono. Cranir dormiva vicino al fuoco ma non tanto da finirci sopra e incendiarsi. Poi Lorod non solo lo sentì scoreggiare ma vide pure uscire dall’ano del nemico una lunga fumata gialla. Tutti scoreggiarono. Allora Lorod si ricordò di Brur, che una sera molto fredda aveva scoreggiato troppo vicino a una torcia accesa. Era come se un fulmine fosse uscito dal suo corpo e avesse distrutto la foresta di peli che abbellivano la parte alta delle sue cosce lasciando al suo posto una radura rosa di pelle nuda. Finché i peli non furono ricresciuti Brur non fu più capace di nulla, neanche di spostare i sassi o i tronchi degli alberi per sedersi vicino al  fuoco.
Lorod sapeva che cosa doveva fare: bastava avvicinare qualche pezzo di legno all’ano del suo rivale e lui, come Brur, avrebbe fatto il resto. Si alzò, attizzò il fuoco, lo alimentò e spinse un pezzo di legno nella giusta posizione ma non tanto da lasciar capire che qualcuno l’avesse fatto intenzionalmente.
Tornò a dormire. Sognava di vulcani e  fuochi di foresta quando fu svegliato da un boato. La tribù aveva scoreggiato all’unisono, Cranir aveva preso fuoco e era corso immediatamente a spegnersi nell’acqua gelida del fiume vicino. Quando ne uscì aveva un’enorme chiazza rosa intorno all’ano. Nessuno osò ridere.
Lorod, che ora era sicuro di vincere, sorrideva beffardo. Cranir si avvicinò e gli fece questa proposta:
“Perché non ci battiamo quando mi saranno ricresciuti i peli? Così non posso combattere e non sarebbe giusto che perda in questo modo”
“Mi dispiace”, rispose Lorod ma non posso aspettare per avere Manda. All’alba ci batteremo!” E tornò a dormire. Sdraiandosi a sua volta troppo vicino al fuoco…

All’alba i due contendenti erano ad armi pari: nessuno dei due aveva più peli intorno all’ano. Fu una lotta tra culi rosa che fu decisa dal caso. Lorod scivolò su un sasso del fiume procurandosi un forte dolore alla gamba. A malapena riusciva a stare in piedi. Urlò: “Cranir, hai vinto, ma ti prego non farmi scheletro!” Cranir  che si rendeva conto di non essere capace di fare scheletro neanche una capra legata a un palo gli rispose: “Il vincitore ha facoltà di fare scheletro il perdente o di bandirlo. Lorod, sei bandito dalla tribù!”
 E fu così che Lorod lo zoppo fu condannato a seguire i suoi mangiando i resti che qualcuno, o qualcuna, forse Manda, pietosamente gli lasciava. 

lunedì 13 agosto 2012

Le strisce pedonali

Mettiamoci un attimo nei panni di questo povero padre di famiglia oristanese che una notte di agosto decide di portare la sua piccola tribù a Torregrande, così, tanto per farsi un giro. Si mette al volante della sua Hyundai Matrix comprata a rate e si inoltra in viale Repubblica non oltrepassando, come prescritto dalla segnaletica, i 50 km/h. Dopo la rotonda eccolo arrivato sul ponte, poi all’altra rotonda, sul rettilineo fino a Torregrande e infine al passaggio pedonale proprio davanti alla pizzeria di fronte alla torre. Il pedone che camminava sul marciapiede di destra fa una virata  improvvisa sulle strisce costringendo l’autista a una frenata non eccessivamente brusca perché, ovviamente, andava tra 1 e 2km/h. Proprio mentre l’autista sta per ripartire, un cugino del pedone miracolosamente scampato alla morte fa esattamente come lui e decide di tagliargli la strada. Nuova brusca frenata dopo esattamente 20 centimetri a una velocità di 0,000000001 km/h. Quello guarda male l'autista e urla al pirata della strada. L'autista riparte, percorre 10 centimetri esatti. Sbucato dagli angoli più bui della zona, un terzo pedone, fratello o cugino dei primi due candidati suicidi, riesce finalmente a farsi investire. La folla si ammassa. Una folla di parenti, tutti cugini o fratelli fra di loro. Arriva la polizia. L'autista, protetto dalle forze dell'ordine, evita di misura il linciaggio. Sviene. Arriva l’ambulanza. Ha un infarto al pronto soccorso. Ma presto recupera. La settimana seguente ordina dagli Stati uniti una sorta di rastrelliera metallica che fa montare sulla sua macchina: si tratta del famoso spazza mucche che si metteva un tempo nella parte anteriore della locomotiva dei treni per appunto spazzare le mucche che si fossero fermate sui binari.
Rieccolo a Torregrande fermo davanti ai pedoni che lo guardano con aria di sfida. Questa volta si mostra più sicuro di sé: centimetro dopo centimetro riesce a mettere le gomme anteriori sulle strisce pedonali. I pedoni non demordono e formano una muraglia umana tipo Gerico, poi, vedendo che la Matrix va  comunque avanti, optano per la formazione a tartaruga. Niente da fare. La Matrix guadagna terreno. Le gomme posteriori sono alla loro volta sulle strisce pedonali. Arrivano i rinforzi. Non è più una muraglia. È una montagna di fratelli e cugini che cercano disperatamente di fermare la Matrix. Stavolta le cose si mettono male. La macchina sembra non procedere più. E se improvvisamente si rompesse la cinghia di distribuzione? Se rimanesse senza carburante? “Non cedere!” gli dice una vocina. No, non cederà. Mai.
Tre ore dopo, alle 2:45, è dall’altra parte. Giusto in tempo: parcheggia, si asciuga la fronte e da lì si gode lo spettacolo delle stelle cadenti.

lunedì 30 luglio 2012

La lingua di un tempo

Non faccio più ritorno in Italia da più di quarant'anni ormai. Sapete, si può andare via con qualcosa di più di una zolla del proprio paese attaccato alla suola delle scarpe. Mi manca tutto dell'Italia, tutto, dalla chiacchiera colorata della gente in canottiera ai tiramisù, dai treni ritardatari al caldo appiccicoso dell'estate a cui solo una fetta di anguria sapeva dare sollievo. C'è una cosa però che mi manca di più: è la mia lingua. Voglio dire la lingua che si parlava allora, con i suoi accenti marcati, le sue espressioni. Una lingua cambia nel tempo e non vorrei che la mia fosse tanto cambiata da sembrare ridicolo parlandola. Se dovessi un giorno tornare in Italia desidererei parlare come parlavo allora e usare le stesse parole della mia giovinezza, specialmente quelle che ogni ragazzo a modo utilizzava nel rivolgersi a una signorina. Oggi, credo di sapere, i giovani non conoscono più regole, sono spesso volgari e non rispettano la sensibilità femminile.
Ecco, vi spiego, ho finalmente deciso di prendere moglie e di intraprendere una corte regolare ma educata a una vedova italiana appena arrivata qui a Stoccolma. Ma ho un'immensa paura, parlandole come ho sempre parlato, quella di apparire "démodé" nel mio linguaggio e volevo sapere da voi che vivete in Italia se ancora si usano queste parole: "natiche", "pudenda" e "didietro". Pensate invece che mi debba aggiornare e adeguare? Insomma, aiutatemi a non fare delle brutte figure.
Ah, a quella lista volevo aggiungere "susina": si usa ancora "susina"? Ai miei tempi andava forte la parola "susina". Nei bar, per esempio, i maschi, parlando della loro dirimpettaia, dicevano ammirativi: "C'ha una susina, quella!" 
La peschettina poi ai miei tempi era una parola a luci rosse! C'era addirittura una casa chiusa che aveva per insegna "La gloriosa peschettina". Ci andavamo tutti in massa tanto era forte il richiamo! È vero quanto si dice che in passato ci si divertiva con poco o niente. C'era poi un'espressione che era il massimo: "Signora, lei ha un delizioso spaccanapoli!" Si usa ancora "spaccanapoli"? A proposito: Stoccolma sta in Norvegia o in Danimarca?

mercoledì 18 luglio 2012

Oggetti pericolosi

Avete mai letto la lista degli oggetti pericolosi che non si possono assolutamente trasportare nel proprio bagaglio quando si prende l’aereo? Vediamone alcuni dall’elenco ufficiale della Easyjet:
-          Bombola di gas. Voi avete mai viaggiato con una bombola di gas sul spalle, quella da 25 chili? Sì? Ora non lo potete più fare.
-          Veleni, quali insetticidi, diserbanti, arsenico e cianuro. Direi che ci sta: c’è sempre qualche agricoltore invitato da un amico agricoltore che porta con sé un sacco da 50 chili di diserbante o di veleno per topi;
-           Materiale radioattivo. È chiaro: vietato portare con sé dell’uranio arricchito, bombe atomiche o cose del genere;
-          -    Sostanze infettive, quali batteri e virus. I viaggiatori, qualora fossero a conoscenza che c’è un untore a bordo, sono caldamente pregati di segnalarlo al personale;
-          -    Armi da fuoco ed esplosivi, quali pistole, armi automatiche, munizioni incluse cartucce a salve: i ricordini di un vostro precedente viaggio in Afganistan lascateli a casa;
-          -    Giocattoli o pistole giocattolo (in plastica o metallo): oltre il 90% delle pistole usate nei dirottamenti sono delle pistole giocattolo, quindi vietatissime in aereo;
-          -    Catapulte, balestre, fiocine. Dovete fare un film sull’ assedio di un castello medievale oppure girare un documentario sugli antichi romani? Niente catapulta o cose del genere in aereo!
-          -    Asce, accette, frecce, freccette. Dovete fare invece un film ambientato in età preistorica? Sappiate che le armi d’epoca sono proibite;
-          -    Sciabole, spade e bastoni con lama nascosta. Per i film di cappa e spada tipo D’Artagnan stesso divieto di cui sopra ( e poi parlano di crisi del cinema!)
-          -    Pagaie per kayak e canoe;
-          -    Estintori. Avete paura che si dichiari un incendio a bordo? Ci dovrete convivere perché è vietatissimo portare con sé il vostro caro estintore da casa.

Nel caso abbiate intenzione di girare Rambo VI o VII non potete portare con voi:
-          -    Sostanze esplosive e infiammabili;
-          -    Munizioni, esplosivi e ordigni esplosivi;
-          -    Spolette e micce;
-          -    Detonatori e combustibili;
-          -    Repliche o imitazioni di materiali o ordigni esplosivi;
-          -    Mine e altri materiali militari esplosivi;
-          -    Granate, fumogeni o cartucce;
Strano, il carro armato non l’ho trovato nella lista. E neanche la mongolfiera.

martedì 17 luglio 2012

Al Caf

E poi si stupiscono se sono nervoso. Ci sarà una ragione per cui una persona mite e rispettosa delle regole come me un giorno prende e s’incavola! O possono incavolarsi solo gli stronzi? Ditelo se le cose stanno così! Due ore di attesa al Caf, con gente che salta la fila come al supermercato, due ore: ci avrò diritto a essere servito come Dio comanda, o no? Prego si accomodi, mi fa. Mi siedo. 
Squilla il suo telefono. “Sì, la detrazione al 20% se ha i figli a carico, altrimenti niente… A carico suo, non di sua moglie… prego, arrivederci!” 
La classica persona che trova più comodo telefonare che fare la fila… 

“Allora, che cosa posso fare per lei?” 
Risquilla il telefono. “Pronto! No, non mi disturbi… La ristrutturazione? Ma certo: portami tutte le ricevute che ti sistemo tutto, ciao-ciao-ciao-ciao” 

Poi mi guarda: “Tornando a noi: è per il 730?” 

E daje col telefono! “Pronto! Mi faccia pensare… Se lei possiede una prima casa è chiaro che il sottotetto è pertinenza e paga il 4 per mille. Siete in comunità dei beni? Sì? Allora la storia è un po’ più complicata. 50% è pertinenza e paga il 4 per mille e l’altro 50% paga il 7,6 per mille perché sua moglie non avendo una prima casa non può possedere neanche una pertinenza dell'abitazione principale. Sono stato chiaro? Ripeto: se siete in comunità…”
Mezz’ora! Mezz'ora di telefonata! E io lì come uno scemo con il mio 730 già compilato e pronto per la consegna! E poi si stupiscono!

Riaggancia con un sorriso di scusa. “Bene, bene, bene! Allora?”

Allora il telefono squilla.
Questa volta ho chiamato io. Non mi crederete: in meno di trenta secondi gli ho consegnato il 730 e sono uscito dal Caf.

Il triliardo


È possibile trovare la felicità nei numeri? Da quando ho scoperto il triliardo sono convinto di sì. Sapete che cosa succede quando uno scopre il triliardo? Succede che contemporaneamente appaiono davanti a lui tutte le altre possibilità: triliardo quindi quadriliardo. E quindi quintiliardo, sestiliardo, settiliardo, deciliardo, e altri ancora che hanno il sapore dell’infinito. E poi ci sono i bilioni, i trilioni, i quadrilioni, i quintilioni, i decilioni, i quindecilioni, e quando andiamo oltre, ipotizzando milioni e milioni di noniliardi, è il sogno allo stato puro. Che cosa puoi contare con questi numeri? Il debito pubblico? No: le stelle e soltanto quelle.
La notte di San Lorenzo sei sdraiato sulla spiaggia con la famiglia. Guardate il cielo stellato bombardato ogni tanto da desideri luminosi, e il piccolo ti chiede: “Secondo te, papà, quante stelle ci sono in cielo?” Questo sì che è un colpo di fortuna! E allora tu senza sembrare, raschi nel più profondo di te stesso quei numeri magici e gli piazzi la seguente combinazione: “Settantaseitrilioni di quadriliardi di nonilioni”. 
E sei al settimo cielo.

sabato 16 giugno 2012

Sardizeyourself 2.3







Grazie per avere acquistato l’ultimissima versione di Sardizeyourself. Per sfruttare al massimo tutte le funzionalità del nostro programma ti invitiamo a fare parte della Sardize Comunity dove potrai trovare il supporto necessario e risolvere qualsiasi problema tecnico: www.forum.sardizeyourself.com/it


La presente versione si distingue dalla precedente per alcune funzioni che non potevano mancare. Accanto alla classica funzione di sardizzazione del cognomi, che trasforma qualsiasi cognome continentale in cognome sardo, abbiamo inserito la funzione “scopri in quale paese sardo sei nato” e l’utilissima “Tu da sardo” con tre gradi di sardizzazione: sardu lightsardu, e sardu perdiu dove è sufficiente caricare una tua foto nel sistema, cliccare e goderti il risultato.
Il programma consente inoltre di registrare la propria voce e di riascoltarla con i vari accenti dell’isola. Aggiunti in questa versione gli accenti di Terralba e di Nurri.


Sardizeyourself™ 6, viale Regina Margherita, Roma

martedì 6 marzo 2012

Quando lo zio Corrado ci chiede se per favore può usare il nostro bagno, i miei figli si appostano sul divano del salotto e nel più assoluto silenzio, ascoltano lo spettacolo pirotecnico come le notti d'inverno si ascoltano i temporali. Parlano solo per dare un nome ai razzi che dall'altra parte della parete vengono sparati. "Questa è una bomba di Maradona!" dice il piccolo. "A me è sembrata una bomba Lavezzi..." contraddice la grande. Vengono poi il Big bang, il Massacro della san Valentino, la Grande Berta e il Cannone di Navarone. Non mancano gli spunti musicali come La nona sinfonia di Beethoven o La Cavalcata delle Valkirie o pittorici come Il Capolavoro di Correggio. Immancabile, dopo il bouquet finale, la nota paesaggistica con le classiche Cascate del Niagara.

giovedì 23 febbraio 2012

Natalina



Volevamo una femmina e l’avremmo chiamata Lina.
Poi è nata.
Allora l’abbiamo chiamata Natalina.