martedì 26 febbraio 2008

Evviva gli sposi!

All’inizio non ci avevo proprio fatto caso finché il commensale che avevo di fronte con cui discutevo animatamente di animelle e che mi stava per rivelare il segreto dei segreti a bassa voce per non essere sentito dai vicini di tavolo - “un pizzico di…” – non si alzò improvvisamente scusandosi di dovere interrompere la nostra interessantissima conversazione. Poi notai che anche la signora grassa che stava alla mia destra si era alzata e allontanata chissà dove. Guardando più in là nella terza e quarta tavolata non potei fare a meno di accorgermi che di gente ne mancava, e parecchia. Era come se fuori del ristorante fosse passato il gelataio e gli invitati al matrimonio si fossero alzati un attimo per comprare il gelato ai bambini per tenerli buoni. Solo che il gelataio, lì davanti a quel ristorante in aperta campagna, sicuramente non passava. E poi, che fai, interrompi il pranzo per andare a comprare il gelato? Va bene che aspettavamo il caffé e che il primo a quest’ora l’avevamo se non digerito almeno avviato alla dirittura d’arrivo. Ma… che mi prende? Mi scusi un attimo… Eh, sì! Ad un certo punto doveva succedere di avere a che fare con le proprie necessità. Il bagno per favore… In fondo e a destra… L’avrei giurato! E questa fila che cosa è? Ciao Lino, la fila? Pare che la ricotta dei ravioli fosse avariata… Avariata? Come sarebbe a dire avariata? Poi aggiunsi come uno scemo: succede… Sì, va bene, succede, ma io a fare la fila qui non resisto. Esco e mi cerco un cespuglio. Col cavolo che me lo trovo il cespuglio! Quando si invitano più di trecento persone ad un matrimonio come minimo devi cambiare provincia per trovare un cespuglio libero… Così tagliai per i boschi, m’inerpicai, riscesi a valle, saltai, guadai fiumi, ma alla fine lo trovai: era un cespuglio che odorava di primavera, tra quello dello sposo e quello della sposa. Tra moglie e marito direte voi… ma chi se ne frega…

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