sabato 14 febbraio 2009

Vecchio teatro

Vecchio teatro di una noiosa città di provincia. Tendaggi rossi di velluto, poltrone da sprofondarci dentro. Due spettatori, io e… l’altro seduto proprio dietro di me. Non so chi sia ma so che mi sta guardando come se fosse venuto per me, come l’assassino guarda la sua preda. Si apre il sipario. Appare un personaggio goffo d’altri tempi. E' il direttore. Cappello a cilindro, redingote, rospo croato sulla spalla destra, lanciafiamme. Il rospo, berretto parà, espressione compiaciuta, sussurra qualcosa all’orecchio dell’uomo. Il direttore punta il lanciafiamme nella nostra direzione. Occhi di fuoco. Prende la parola.
"Il nostro servizio contabilità ci comunica che uno degli spettatori presenti in sala non ha pagato il biglietto. Voi sapete cosa facciamo a chi non paga il biglietto, lo sapete, vero? Sì, che lo sapete..."
Mi guarda fisso negli occhi.
"Lei, con quel ridicolo maglione giallo a rovescio, pensa di venire qui a fare una carnevalata? E' così che ringrazia la troupe? Noi veniamo ad allettare le sue papille immaginative e lei indossa quella robaccia? E' lei che non ha pagato il biglietto?"
Il mio “no” è di cartavetro. Lui non ha pagato il biglietto, non io. Fisso il lanciafiamme, più sudato di una mummia egizia, sempre ovviamente che le mummie sudino. Poi il direttore lanciafiammato guarda dietro di me.
"Lei fuma?" chiede al clandestino.
"Sì", risponde quest'ultimo.
La fiammata lo arrostisce all'istante.
"Il fumo fa male!"
Nonostante sappia di queste pubblicità progresso durante le rappresentazioni non mi posso impedire di inorridire e di tenere bene stretto il biglietto tra i palmi delle mani giunte in una tremolante preghiera.

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