mercoledì 14 luglio 2010

Massargia Regna!



Quella domenica, a Cagliari, c’era quasi tutto il paese. Molti  erano arrivati col postale o il tassì, altri col treno o direttamente in macchina e qualcuno a piedi. Certo che è una bella tratta da Massargia a Cagliari ma se hai le gambe buone, conosci le fontane e parti il giorno prima ce la fai tranquillamente. Eravamo qualcosa come tremilacinquecento persone in Piazza Matteotti.


Tremilacinquecento persone per vedere il Massargia giocare contro il Cagliari di Gigi Riva e di Nené in una partita d’allenamento pre campionato nell’anno che doveva essere quello dello scudetto.

Cagliari, tutti la conoscono o dicono di conoscerla, ma quando vanno lì sembrano tanti bidduncus appena sbarcati in città, che poi è quello che sono realmente. Come c’era da aspettarselo, nessuno di noi ci era venuto prima e nessuno sapeva da dove cominciare. Ho chiesto a un tassista:

“ Mi dica, buonuomo, lo sa dove si passa per andare allo stadio Amsicora?”

Buonuomo ‘ddu narasa a mamma rùa bagassa” mi ha risposto quello come se lo avessi offeso con le mie parole.

“ A parte il fatto, ho risposto, che buonuomo si usa per gli uomini e che difficilmente mi verrebbe di chiamare mia madre così, ho imparato che se vuoi parlare con uno sconosciuto puoi rivolgerti a lui chiamandolo buonuomo e non su tziu come si fa da noi in paese. Non c’era bisogno che si arrabbiasse tanto ma se vuole essere chiamato su tziu io la chiamo su tziu...”

“Ma lascialo perdere che abbiamo cose più importanti da fare che stare appresso a gente così!” Maria Regina Porcu, moglie di mio cugino Carlo aveva ragione. Se davo retta a tutti quelli che mi parlavano male in una città come Cagliari mi facevano a macchiadura. Tremavo come la foglia di canna dai nervi ma ho lasciato perdere, per il bene suo ma anche per il bene mio perché come mi disse poi Maria regina, mi era già salito il sangue in testa. Dopo essermi calmato ho chiesto l’informazione a un vigile urbano il quale mi ha gentilmente mostrato la strada. In pratica Piazza Matteotti era vicinissima allo stadio. Bastava attraversare via Roma poi proseguire fino in fondo dopo il palazzo dell’Enel e eventualmente chiedere lì.

Potrebbe sembrare una cosa semplice per chiunque vive in città, persino per un bambino, ma per uno come me che vede pochissime macchine in un giorno, dieci, venti quando sono fortunato, e si trova all’improvviso davanti a tutto quel traffico di via Roma, a Cagliari, attraversare una strada come quella è una vera e propria avventura. Immaginate ora tremilacinquecento persone ferme sul marciapiede, paralizzate dal terrore, che si stringono l’uno all’altro, si tengono per mano, si abbracciano, si rimpiccioliscono, s’interrogano con lo sguardo, spaventati dal fracasso delle macchine, dei tram, dei postali stracolmi che partono e vengono dai paesi, un popolo intero che cerca di interpretare il semaforo che ha davanti, e il solito imbecille, perché altro non è, che si mette ad attraversare perché si è stancato di aspettare e tutti che lo seguono come fanno le pecore. E le frenate improvvise delle macchine, e tutti che suonano, e noi che cos’hai da suonare e, a poco a poco il coraggio ritrovato, in un brivido di fratellanza, e i nostri cori in risposta agli insulti degli automobilisti, e noi che ci mettiamo a ridere, a cantare e a ballare. Eravamo di nuovo una famiglia, un popolo.

Una volta sull’altro marciapiede mio padrino, coppai Corronca, estrasse un pennarello e sulla parte bianca di un cartellone della Rinascente scrisse: MASSARGIA REGNA!

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