domenica 20 dicembre 2009

U cunduttu

E’ un vecchio palazzo scrostato di tre piani. Sulla sinistra vediamo le rampe delle scale in muratura che portano esternamente sino al secondo e lasciano supporre che si acceda al terzo piano dall’interno delle abitazioni. Sulle scale e nella via si sono riversate circa trenta persone a cui hanno chiesto di guardare l’uccellino stando ferme senza respirare. I bambini davanti sembra che lo aspettino davvero l’uccellino e che sperino, chi in un canarino, chi in uno scricciolo e chi in un piccolo storno autunnale. Riconosco i posti della cartolina postale ma non le persone. Le finestre, semichiuse o con le gelosie appena sollevate, sono le stesse che si possono ancora trovare nella città di Bastia. Sulla destra, al primo piano, si affaccia un comunissimo terrazzo delimitato da uno sgabuzzino e che una tettoia ripara dal sole o dalla pioggia.


Che cos’è questo tubo di argilla che si arrampica lungo la facciata? Si tratta in realtà di una serie di tubi, lunghi meno di un metro e di un diametro di circa venti centimetri, incastrati l’uno nell’altro. Potrete notare che la parte inferiore dell’intera struttura affonda un po’ in una traccia ed è stata assicurata al muro con il cemento mentre è stata tassellata dal primo piano in su. Seguiamolo questo tubo. Presto un ramo si avventura obliquamente a sinistra per fermarsi all’angolo di quella finestra del primo piano. Il troncone centrale prosegue la sua ascesa diramandosi ulteriormente a destra e a sinistra verso altre finestre. L’effetto ricorda in più irregolare quello della venatura di una semplice foglia. Nessuno mi chiede a che cosa servisse? Non fa nulla, ve lo dico lo stesso: si tratta del famoso “cunduttu”. Il cunduttu era il sistema fognario per eccellenza che funzionava a tutta forza sino a pochi decenni fa: il bastiaccio come viene chiamato tutt’oggi, faceva i suoi bisogni, tutti i suoi bisogni, in un secchio di metallo smaltato chiamato “u cadinu” che la donna andava a svuotare al calare della notte, sicura di non essere vista dalla vicina di casa. E’ vero tutte prima o poi lo andavano a svuotare il loro cadinu ma sarebbe stato estremamente imbarazzante farlo davanti ad altre persone. Apriva piano piano la finestra, dava uno sguardo a destra e a sinistra poi senza fare rumore toglieva il tappo di sughero o di legno del proprio cunduttu e vi versava discretamente quanto i cagoni a cui cucinava in continuazione avevano capitalizzato durante il giorno. Nella cartolina postale ci accorgiamo dalle lunghe ombre che è sera. Le belle signore sulle scale hanno già da ora due preoccupazioni. La prima è di cucinare.

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