domenica 20 dicembre 2009

Vent'anni

Fino alle undici e mezza di notte era stata una giornata come le altre, una domenica forse. Alle undici e mezza, infilando il doppione della chiave nella camera della casa dello studente nella quale ero “abusivo”, mi ricordai improvvisamente che era il quattro dicembre e che quel giorno era il mio compleanno, il mio ventesimo compleanno, quello che si festeggia con tutta la famiglia e tutti gli amici con champagne, torta e ancora champagne. La fata turchina, o lo zio Alfonso che non ho, avrebbe aperto la porta e in un fascio di luce azzurra mi avrebbe offerto su un cuscino di seta le chiavi di una spider nuova fiammante. Tutti avrebbero cantato “Tanti auguri a te e la torta a me”. Ma io ero uno studente universitario abusivo in una camera singola della casa dello studente di Cagliari e come uno scemo mi ricordai di avere venti anni alle undici e mezzo di notte. Il titolare della camera che veniva da Uras un paese del nostro campidano, disse: “ Mi dispiace, Lino… ma io ho solo questa patata bollita nel fornello…” Non pioveva quella notte, ma io aprendo chissà perché la finestra sentii il rumore della pioggia, nel mio cuore e sul davanzale. Sì, perché in una busta di plastica marciva un’intera forma di formaggio sardo. I vermi saltavano e sbattevano sulla busta e a un cuore romantico bastava perché fosse inverno…


Quel giorno non fu perciò privo di magia: prima della mezzanotte festeggiammo con una mezza patata bollita e un temporale di vermi sardi il più bello dei miei compleanni.

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